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Il cadavere nel muro

cadavere nel muro
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Era una notte buia e tempestosa… No, in realtà era un caldo pomeriggio di sole. Rientrando a casa dopo una giornata in spiaggia, proprio sui gradini di ingresso, ci assale un odore sgradevole, mai sentito prima.
Ma… sarà il vento che gira strano, pensiamo.

Il mattino seguente, uscendo l’olezzo è peggiorato, e di molto.
Chiamiamo l’amministratore del condominio (in realtà una piccola costruzione Decò con due piani e quattro appartamenti) e spieghiamo il problema. Tempestivo come sempre, anzi tempestiva, l’amministratore è una donna, nel giro di poche ore arriva accompagnata da un esperto: un ragazzone altoalto, americano al 100% che si infila nell’intercapedine sotto casa (non ci sono fondamenta in queste case e quindi lasciano un piccolo spazio tra terreno e pavimento del piano terra). Dopo una breve indagine il ragazzo altoalto esce e afferma: “C’è un topo morto incastrato sotto il pavimento”. In effetti se avessi dovuto definire l’orribile odore avrei utilizzato esattamente queste parole: odore di topo morto.

Rimosso il caro estinto, disinfettata l’area, problema risolto.

Però… Però dopo un paio di giorni il tanfo invece che scemare, peggiora. Richiamiamo quella santa donna del nostro amministratore (amministratrice non mi piace). Torna il ragazzo altoalto, scivola sottoterra, ri-esce (un po’ provato) e conferma che tutto è ok. Sarà solo questione di tempo e di bassa pressione. Bene.

Bene un accidente! Dopo un altro paio di giorni rischiamo l’asfissìa. Il solo pensiero di rientrare a casa mi chiude lo stomaco (che non sarebbe di per sé un male!), l’orribile odore comincia a penetrare nell’appartamento (gli altri inquilini sembrano non preoccuparsi minimamente della cosa, come se fossero usi ad avere topi morti in casa). A sera prendiamo una decisione: Noi si chiama i pompieri. E anche la nostra “amministratore” che, quando entra, sviene, colta da malore olfattivo.
Arriva il camion dei pompieri (camion? siamo certi si chiami così?), scendono 7/8 ragazzoni bardati come se dovessero attraversare una zona di guerra (un po’ esagerati per un topo morto) e appena mettono piede sul pianerottolo uno esclama: It’s a dead body!
A questo punto la nostra vicina di casa, con cagnolino simil-topo (ma quanti roditori ci sono in questa storia? E quanti ancora ce ne saranno?) entra nel panico: A dead body… Oh my God!
Nel frattempo i baldanzosi firemen vogliono controllare tutti gli appartamenti per verificare che non ci siano cadaveri (che, fortunatamente, non ci sono).
Dopo aver controllato ogni dove decidono che il presunto morto è nel muro vicino alla porta di ingresso (da lì veniva la puzza più concentrata) fanno un buco, vedono dei peli e… se ne vanno. Non essendo la vittima umana, non tocca a loro fare lo sporco lavoro, bensì al nostro amico altoalto.

A questo punto ce ne andiamo anche noi, a dormire in albergo, che qui non si può proprio stare.

 

Epilogo

Fortunatamente al mattino abbiamo un impegno di lavoro improrogabile, così a sbrogliarsi il fattaccio con il ragazzo altoalto resta la nostra signora amministratore. La quale gira pure un video (come giustificativo per le spese agli inquilini) dove si assiste alla rimozione delle spoglie di un opossum di circa un metro rimasto incastrato nel muro (qui sono in cartongesso con strutture vuote di legno) e morto, si presume, fulminato dai fili elettrici.

Ma noi siamo gentili, e il video ve lo risparmiamo. Ma il finale horror ci vuole: sappiate quindi che i poveri resti sono finiti in pasto agli alligatori.

 

 

 

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